Pensiero e Meraviglia!
Nell’estate del 1976 un violento terremoto rase al suolo buona parte degli edifici di Gemona del Friuli, paese bello e antico che sta ai piedi del monte Cjampon, sulla riva sinistra del fiume Tagliamento e profuma già di Alpi. Oltre alla distruzione generalizzata – 10° grado sulla scala Mercalli – ci furono anche molti morti. Quattrocento. Per un paese di 11mila anime significa perdere una persona ogni venti. Praticamente un bombardamento a tappeto.
Un po’ abituati alla tetra vicenda de L’Aquila, terremotata prima e utilizzata come trofeo televisivo poi, ci aspettavamo di trovare una situazione comunque difficile, di desertificazione umana, di rottura dei legami sociali. Le cose, invece, sono andate nella direzione opposta e quello che incontriamo alla Casa delle Associazioni della città è un tessuto civico di prim’ordine, di quelli che ci immagineremmo a Modena o in Trentino.
Il modello di ricostruzione, intanto, ha favorito in tutti i modi il ritorno nel centro storico delle persone, sin da subito. Un fatto che ha permesso ai Gemonesi di restare nelle loro terra e di non perdere il contatto con i vicini e con i parenti. Da lì si è messo in moto un processo di solidarietà e di sostegno reciproco che è stato il vero e proprio cemento con cui ricostruire la città vecchia e pensare quella nuova. Un percorso che ha lasciato un segno indelebile nella Gemona di oggi.
Il nostro arrivo alla Casa delle Associazioni avviene un po’ sul tardi. Mettiamo la vespa proprio davanti ai locali che furono del circolo Salvator Alliende, in un vasto parcheggio, dove prima di ergeva una delle chiese storiche della città. La campagna per arrivare è di una bellezza commovente, con le prealpi sullo sfondo e le curve della provinciale morbide e foderate di filari d’uva. Eravamo sicuramente un po’ stanchi, ma ben disposti! La “Casa” è un grande locale al pianterreno di Via San Giovanni, una strada che ha decisamente cambiato volto dopo il sisma. A volere la nascita di questa sede è stata la signora Grazia, che ha concesso i locali e che è anche la nostra gentile ospite. Ci accolgono con cortesia e grossi sorrisi e dopo qualche domanda inizia una spiegazione che merita, sicuramente, di essere riportata. Esistono, ci dicono, molte associazioni di volontariato nel paese. Se ne contano almeno un centinaio. Già il dato è effettivamente interessante – sempre 11mila abitanti sono. L’altro aspetto inedito sta, però, nel coordinamento informale che trenta di queste realtà operanti in campo sociale, culturale, educativo, ambientale e dei diritti umani hanno deciso di istituire. Un ponte permanente di dialogo e progettualità tra “nodi nella rete” che finisce per tessere un organismo collettivo pensante in grado di operare con una forza altrove difficilmente immaginabile. Incontriamo una rappresentanza piuttosto variegata di queste associazioni e ognuno ci racconta la sua storia.
Ci sono quelli dell’associazione “Bravi Ragazzi”, che si occupa di arte di strada e organizza da diversi anni un evento parecchio partecipato – Elementi Sotterranei – con artisti che vengono anche dall’estero (molto bella la serie sugli altrimenti squallidi piloni del viadotto ferroviario vicino alla stazione), c’è la bottega del commercio equo e solidale – per altro in via di inaugurazione di una nuova sede (auguri!) – c’è un rappresentante del giornale di divulgazione intellettuale e critica locale, che si chiama “pense e maravee” (pensiero e meraviglia, dalle due sculture un po’ paganeggianti che fanno da guardia al sagrato del Duomo della città) e ancora la sede locale di Amnesty International e quella di Legambiente. E sono solo una parte del gruppo!
Sulla parete scorrono le immagini della “Festa degli Aquiloni”, che si svolge annualmente in occasione della festività dell’Ascensione a Sella Sant’Agnese, dove tutte le associazioni concorrono all’organizzazione, portando qualcosa di loro. Ne risulta un prato pluricomposito di umanità varie e festose, come raccontano le fotografie a dimostrazione della possibile componibilità delle forze. Un dispiegamento di energie che suscita uno spontaneo moto d’ammirazione.
Ancora una volta ci rendiamo conto dell’importanza della dimensione raccolta. Un agire consapevole e coeso, nell’epoca del mercato e della virtualità, deve necessariamente muovere da una comunità piccola, che affronta questioni e problemi legati al luogo e alle relazioni vissute in prima persona, nel quotidiano. Anche qui, poi, come per certi aspetti è accaduto anche a Vicenza, la presenza di una minaccia esterna ha attivato quei naturali meccanismi di solidarietà identitaria che, se usati con intelligenza, apertura e una adeguata preparazione intellettuale e politica, possono portare alla nascita di comunità coese, moderne e proiettate in un futuro in cui i rapporti umani e monetari saranno evidentemente diversi e la “moneta umana”, quella della relazione tra le persone, tornerà ad avere il valore più alto.
- tracciato prealpino
- Friuli Venezia Giulia
- 12° giorno di viaggio
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