La partenza

Punta Ala. 1 Settembre 2013.

Ogni viaggio importante passa sempre per alcuni momenti cruciali. La partenza è uno di questi momenti. Ha quel misto di emozione e inesperienza, speranza e ingenuità, che scolpiscono le prime ore nel caleidoscopio dei ricordi più solidi.
Non serve a niente essersi preparati con cura. Le liste di cose da fare depennate nei giorni precedenti perdono senso nell’attimo in cui chiudi la porta di casa. Che non sarà più la tua casa per un bel po’. A volte per sempre.
Così il cordone ombelicale si è rotto alla vista del Raccordo (ombelico esso medesimo) e della sbarra rossa sulla scritta “Roma”. Bella pe’ tutti.

Scortati da un manipolo di amici eroi fino alla Ladispoli di Verdoniana memoria, come rimorchiatori dei vecchi piroscafi, abbiamo infine preso il mare tanto sognato. Un mare assolato, ancora decisamente estivo.
La leggendaria Via Aurelia, che porta fino in Francia ha iniziato a scorrerci ai lati, tra pini, irruducibili vacanzieri e i vasti avvallamenti in odore di Maremma.
A Civitavecchia, dichiarato punto di partenza del Perimetro, abbiamo varato la nostra nave versandoci sopra il vino del nostro amico Massimiliano, che ha una bellissima mescita nella parte antica della città, sopra il porto. Poi, un po’ puzzolenti ma felici, abbiamo iniziato la risalita della statale puntando sul confine della Toscana.

Una Statale che, come scopriremo meglio nella seconda tappa, sta scomparendo fagocitata dagli appetiti degli ideologhi del cemento – nostri nemici giurati – che la stanno trasformando in un’autostrada a tre corsie, a pagamento. Gli sbancamenti per la costruzione del piano stradale sono già in pieno svolgimento e lo stupro della terra, peraltro bellissima, è desolante.
Prima di abbandonare la statale abbiamo il tempo di perderci (nel senso che ci siamo proprio persi) dentro Montalto di Castro e di rifocillarci in una pizza a taglio di Orbetello gestita da madre e figlio, parimenti notevoli.
L’uscita di Grosseto ci riporta sulla costa, alla pineta di Castiglion della Pescaglia e quindi tra la fittissima macchia mediterranea di Punta Ala, dove ci aspetta Lorenzo, che lavora in un ristorante del posto.
Strano posto Punta Ala, con le sue case nate in un tempo di benessere, oggi quantomeno fortemente ridimensionato. Sta ferma nel suo incanto disancorato dai drammi sociali che infiammano il resto del paese e sembra quasi un libro per bambini, di quelli con i personaggi assurdi e immaginari. Tra i suoi boschi, nel porto turistico tanto prezioso quanto colpevole di aver sventrato una perla della costa mediterranea, facciamo la nostra prima intervista. La cavia su cui testare i nostri aggeggi è Lorenzo – neanche trent’anni – che ci parla a lungo del vino e della cultura che racchiude.
Ci spiega le differenze tra le mode e le tendenze e il lavoro – durissimo, invece – che determina la nascita di un prodotto di qualità, che racconta una storia e il legame con la terra che l’ha vista nascere. Gli chiediamo, come faremo con altri amici che incontreremo, se ha mai pensato di andare via da questo paese. Senza troppi romanticismi ci risponde che il suo lavoro si basa su ciò che produce la terra e che la terra che produce ciò con cui lavora è questa.

  • tracciato tirrenico
  • Lazio Toscana
  • 1° giorno di viaggio

La partenza

Ogni viaggio importante passa sempre per alcuni momenti cruciali....

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